I petroldollari non attirano più, l’Arabia Saudita spende meno. E c’è pure chi rifiuta contratti faraonici, più alti di quello di Dybala.
Soltanto un’estate l’Arabia Saudita faceva paura ai club italiani. Arrivavano offerte da capogiro, soprattutto dai quattro club in mano al Fondo PIF (Al-Ittihad, Al-Nassr, Al-Hilal e Al-Ahli) la paura di perdere top player aleggiava in Serie A e, più in generale, in tutta Europa.
Nulla di tutto questo nell’estate meno calda della Saudi Pro League. Lo dicono i numeri: i club sauditi hanno investito circa due miliardi, con quasi 950 milioni di euro per i carissimi ingaggi, modus operandi comune da quelle parti.
Una strategia che non paga più, peraltro, visto che i club si oppongono, un esempio su tutti il Napoli, che ha rifiutato l’offerta dell’Al-Ahli, succulenta soltanto per Osimhen. O la Roma che, va ricordato, aveva detto no a quei 3-4 milioni che gli arabi avrebbero pagato per prendere Dybala, che sì avrebbero ricoperto d’oro: con un triennale da 75 milioni di euro.
Questa estate il colpo più caro che è stato quello del francese Moussa Diaby, passato dall’Aston Villa all’Al-Ittihad ha speso 60 milioni di euro. Sono andati in Saudi Pro League giocatori di livello come Simakan (Al Nassr, 45 milioni) e Toney (Al Ahli, 42 milioni). Cancelo (30 milioni) e poco altro.
Il famigerato sacco dell’Arabia Saudita non c’è stato, e chissà se mai ci sarà su queste basi. Gli investimenti si sono ristretti un po’ per un appeal venuto meno, un po’ anche per la volontà del governo di rallentare sul fronte economico.
Ma anche per le nuove norme: lo scorso anno i club della Saudi Pro League avevano 8 posti a disposizione per gli stranieri, di cui 6 utilizzabili nelle competizioni continentali, un posto dei quali dev’essere per di più asiatico.
C’è stato un clamore al contrario. Osimhen e Dybala, affari giusto ricordare bloccati da Napoli e Roma, ma anche quello di Raphinha del Barcelona, completamente rigenerato da Hansi Flick, miglior allenatore del mese (il primo tedesco) in Liga.
Secondo il periodico catalano Sport, l’Al-Hilal avrebbe offerto 100 milioni di euro in quattro anni (25 a stagione) per convincere il brasiliano ad accasarsi nella squadra del suo connazionale Neymar, ammesso che sarà ancora la squadra di O’Ney visto il prolungato infortunio, un stop arrivato a un anno. La risposta di Raphinha? Un secco no.