Caos curve, c’è di mezzo anche il presidente | Tradito dalle sue stesse parole
Si continua ad allargare il caso curve: un vero e proprio caos. E c’è di mezzo anche il presidente. Ecco perché.
È stato scoperchiato il vaso di Pandora. Dalle intercettazioni che vedono coinvolto Simone Inzaghi fino ai cantanti come Fedez, Tony Effe, Lazza e Gué. C’è un po’ di tutto e tutti nel caso ultras diventato un vero e proprio caos.
Dopo i 19 arresti, il questore di Milano ha emesso i primi 24 provvedimenti (Daspo) della durata tra i 3 e i 10 anni nei confronti dei tifosi finiti in manette. Il leader della Curva Sud Milano, Luca Lucci, e i componenti del direttivo della Curva Nord interista si sono allineati nel silenzio, avvelandosi della facoltà di non rispondere.
L’indagine ovviamente prosegue, si è allargata sugli ultras di Milan e Inter, accusati di un presunto “cartello” di interessi illeciti su biglietti, parcheggi e bar dello stadio San Siro. Il Procuratore per il momento considera le due società meneghine parte lesa. Ma attenzione.
Il procuratore federale Chiné, infatti, ha richiesto gli atti. Tutti i tesserati coinvolti dovranno riferire sui rapporti con gli ultras nell’ambito dell’indagine su tutta una serie di illeciti compiuti dai 19 arrestati, che potrebbero essere di più, a quanto pare.
Cosa rischiano Inter e Milan
I due club milanesi non rischiano penalizzazioni, né i tesserati citati della squalifiche. OK, ma il codice di Giustizia, articolo 25, parla abbastanza chiaro. Milan e Inter potrebbero averlo violato, “contribuendo, con interventi finanziari o con altre utilità, alla costituzione e al mantenimento di gruppi organizzati e non organizzati di propri sostenitori”. Se verrà riscontrata questa violazione, le cose cambierebbero.
Per questi casi la sanzione varia da diecimila a cinquantamila euro visto che Codice alla mano “è fatto divieto di avere rapporti con esponenti di gruppi o gruppi di sostenitori che non facciano parte di associazioni convenzionate con le società”.
Una posizione molto chiara
Sulla questione è intervenuto Claudio Lotito, il presidente della Lazio da tempo si è messo di traverso con i capi della curva. “Sono stato il primo ad assumere una posizione molto chiara – ha sottolineato il numero uno biancoceleste – ho fatto una scelta di campo: fra consenso e legalità ho scelto la legalità”.
Le ripercussioni della scelta di Claudio Lotito, ovviamente, hanno provocato delle conseguenze. “Ancora oggi vivo con la scorta, ricevo minacce telefoniche – continua – anche 7-8 al giorno, cortei e cori contro, volantini con la mia tomba e le candele, ma tengo il punto e non mi piego”. Inter e Milan hanno preferito prendere un’altra strada.