“Vivevo in una casa d’accoglienza”: parole toccanti dell’ex nerazzurro | La violenza lo ha portato allo stremo
Rivelazioni shock da parte del calciatore che ha ammesso di aver vissuto in una situazione davvero tremenda.
I soldi non sempre fanno la felicità. Soprattutto da parte di persone che, con il duro lavoro, sono riusciti a raggiungere il loro obiettivo. Tanti, infatti, sono i mostri da affrontare e da combattere. Purtroppo, però, non tutti ci riescono.
La depressione, infatti, è una di quelle terribili malattie che spesso condizionano parecchio l’essere umano. Un modo per affrontarla c’è, ma non è sempre facile. Una malattia che ha, appunto, condizionato anche alcuni calciatori di livello.
Proprio negli ultimi giorni sono arrivate le dichiarazioni shock da parte di Alvaro Morata. Non solo il centravanti spagnolo del Milan, ma in passato ci sono stati altri suoi colleghi che hanno rivelato questa confidenza dopo essersi tenuto dentro questo segreto.
Nelle ultime ore, invece, una vecchia conoscenza della Serie A ha deciso di vuotare il sacco e di raccontare tutta la verità. Soprattutto di quel periodo buio che ha vissuto. Un momento in cui non riusciva a vedere la famosa luce in fondo al tunnel.
Un ex Inter sciocca tutti
Nel corso di una intervista che ha rilasciato ai microfoni di “Ouest-France” è intervenuto il centrocampista Yann M’Vila. L’ex nerazzurro (periodo non del tutto da ricordare per lui in Italia) ha parlato della sua difficile infanzia fino ad arrivare alla depressione. Un periodo bruttissimo che lo ha colpito quando era diventato un calciatore di successo ed affermato.
Nell’intervista ha rivelato: ”All’epoca vivevo in una casa di accoglienza. In una casa di accoglienza per donne vittime di violenza, con mia madre”. Anche se precisa: “Nonostante i momenti brutti, insieme ai miei fratelli e sorelle abbiamo trascorso anche momenti belli perché eravamo tutti insieme“.
”Ero chiuso in stanza a combattere la depressione”
Il calcio, sin da piccolo, non era solamente una passione per M’Vila, ma anche un modo per evadere dai problemi che lo circondavano. Il rapporto con il padre, però, non era affatto dei migliori visto che l’uomo gestiva i suoi primi stipendi e sperperava tutti i soldi che il figlio guadagnava.
Tanto è vero che, quando gli veniva accreditato lo stipendio, doveva essere più veloce di lui per prelevare tutto quello che aveva piuttosto che far finire i soldi nelle tasche del padre. Con il passare del tempo, però, il calciatore ha avuto a che fare con momenti di depressione: “Guadagnavo molti soldi, soprattutto in Russia, ma mi chiudevo in una stanza per la depressione“.