Serie A in lacrime, una stella annuncia il ritiro | Tutta colpa del grave infortunio
Sta per finire un anno pieno di ritiri di giocatori. Nella lunga lista se ne aggiunge un altro. Tutta colpa di un grave infortunio.
Il 2024 del calcio che si avvia al tramonto verrà ricordato per molte storie: la seconda stella dell’Inter, la Spagna di nuovo in auge con la Champions League del Real Madrid ma soprattutto con il ritorno della Roja sul tetto del mondo. Il Pallone d’Oro contestatissimo (dai Blancos ma non solo) a Rodri. Il ritorno di Mario Balotelli in Italia (al Genoa) dopo 4 anni.
Accanto a fatti piacevoli, però, tanti ritiri di giocatori più o meno famosi che hanno lasciato un’impronta in questa disciplina sportiva. È il caso di Kevin Strootman, nove anni in Italia con Roma, Cagliari e Genoa: a 34 anni il centrocampista olandese ha detto stop.
Strooman si aggiunge a una lunga lista: da Ighli Vannucchi a Joel Matip, passando per l’Illusionista: Don André Iniesta, uno dei migliori esponenti di un certo tipo di calcio, che avrebbe largamente meritato un Pallone d’Oro, quello del 2010 (da match winner nella finale mondiale contro l’Olanda) glielo dovrebbe ridare Messi.
E ancora: da Jeremy Menez che appende i fatidici scarpini al chioso a 37 anni, passando per Rafa Varane, una comparsata nel Como, dove almeno aiuterà il club lariano da dirigente. Eder si è ritirato nel 2024. Ma anche Pepe e Daniel Ciofani. Thiago Alcantara, fino ad arrivare a mostri sacri come Bonuccia e Kroos.
L’ultimo tango
Tra questi anche un certo Javier Pastore, in Serie A con Palermo e Roma, giocatore elegante e dalla qualità sconfinata se non fosse per i tanti, troppi, infortuni che hanno contraddistinto una carriera che avrebbe potuto avere miglior sorte. Il fantasista argentino si è arreso.
In un’intervista al noto media spagnolo Relevo.com, l’ex Palermo e Roma (tra le altre) ha annunciato di volersi ritirare, anche se da un bel po’ che non si vede più in campo, dal 9 maggio del 2023. Una data da ultimo tango.
Una scelta difficile
“Ho lasciato una porta aperta per vedere come mi sentivo. Non mi sono allenato per tornare, il calcio è cambiato, è molto più fisico, meno tecnico, e non ci sono le migliori condizioni per me o per il mio stile di gioco”. Ecco spiegati i motivi che hanno indotto El Flaco ad alzare bandiera bianca. “Il mio corpo non ce la faceva più – continua Pastore, sempre in uno stralcio di un’intervista su Relevo – l’infortunio all’anca è stato molto duro, ha limitato la mia capacità di giocare a calcio. Il dolore dopo aver giocato era fortissimo”.
Così, un bel giorno, Pastore ha capito che non sarebbe più sceso in campo. “Mio figlio voleva giocare a palla, mi chiese di andare a giocare in giardino e io non riuscivo ad alzarmi dal divano per il dolore che avevo. Lì mi è scattato qualcosa”. Un gran peccato per un giocatore da due finali di Copa America, che però ha vinto soltanto in Francia: cinque titoli, altrettante Supercoppe e coppe di Lega. Troppo poco. Tant’è.