Disperazione per il campione del mondo 2006: 13 anni di reclusione | La sua vita è segnata per sempre
Disperazione per il campione del Mondo nel 2006, 13 anni di reclusione: la sua vita è destinata a cambiare per sempre
In quella estate magica di luglio del 2006 è stato uno dei protagonisti principali nella vittoria dell’Italia che conquisto il suo quarto titolo mondiale della storia. A distanza di tanto tempo si ritorna a parlare dell’ex calciatore.
Anche se le notizie che arrivano sul suo conto non sono affatto delle migliori. Anzi, decisamente tutt’altro. Un momento molto difficile per lui visto che, nelle ultime ore, ha ricevuto la risposta del giudice.
Lo stesso che non ha voluto applicare alcun tipo di sconto. Tanto è vero che è arrivata anche la conferma: ben 13 sono gli anni di reclusione che sono stati inflitti. Una vera e propria mazzata per lui ed anche per il resto della sua famiglia.
La sua vita è destinata a cambiare per sempre. Nel frattempo, però, arrivano anche delle importanti novità da parte della Cassazione che ha voluto mettere il “punto esclamativo” sulla vicenda.
Arriva la conferma del Giudice, nei guai il campione del Mondo azzurro
La Cassazione ha confermato che i beni della famiglia di Vincenzo Iaquinta sono di provenienza lecita. Soldi che sono stati versati dalle banche o anche dallo stesso ex calciatore di Udinese e Juventus. All’epoca dei fatti si poteva permettere anche di versare ben 3 milioni di euro alla sua famiglia. La Corte, dopo aver depositato i motivi della sentenza, ha rivelato che è inammissibile il ricorso da parte del procuratore generale della Corte d’Appello di Bologna nel procedimento contro il calciatore ed altri due membri della famiglia.
Si tratta del padre Giuseppe e di sua sorella Adele. L’argomento della vicenda la confisca di ben 10 milioni di euro avanzata dalla Direzione Distrettuale Antimafia. Provvedimento che, all’epoca dei fatti, è stato revocato dal Tribunale di Bologna. Lo stesso che dispose la restituzione dei beni nell’ambito del procedimento finalizzato all’applicazione della sorveglianza speciale nei confronti del papà dell’ex calciatore.
Processo per mafia, la decisione della Cassazione sull’ex calciatore e non solo
Ricordiamo che il padre di Iaquinta, Giuseppe, è stato condannato a 13 anni per associazione mafiosa. Il suo personaggio, infatti, era ritenuto come il “volto pubblico” delle cosche emiliane legate al clan di Cutro. In merito a questa vicenda anche il campione del Mondo ha avuto problemi non da poco.
In primis un anno di reclusione, con tanto di pena sospesa, per la mancata custodia di due pistole e 126 proiettili. Tutto questo, secondo il pm, ceduti al padre nonostante un provvedimento da parte del prefetto di Reggio Emilia (che ne aveva proibito la detenzione). Iaquinta, dal canto suo, ha sempre respinto le critiche e le polemiche sul suo conto e sulla sua famiglia prendendo sempre le difese del padre.