Gli scudetti con il Milan, il successo personale, ma prima la povertà e la fame | “Dormivo sdraiato per terra”: ora ha cambiato vita
Il celebre calciatore del Milan ha parlato del suo difficile passato prima di affermarsi e dei suoi successi con la maglia rossonera
Nel corso dei suoi quasi 125 anni di storia (saranno effettivi il prossimo 16 dicembre) il Milan ha avuto l’onore di avere in rosa dei veri e propri fuoriclasse che hanno fatto innamorare i tifosi e in generale gli appassionati di calcio.
Molti di loro hanno contribuito agli innumerevoli successi in Italia e in Europa del Diavolo scrivendo delle pagine indelebili che ancora oggi vengono ricordate. La mente chiaramente va all’epopea berlusconiana in cui il club milanese ha vinto praticamente tutto.
Oltre a portare a casa diversi trofei (tra cui ben cinque Champions League), durante la sua presidenza Berlusconi è riuscito ad acquistare dei campioni ambiti dai principali club italiani ed europei, che solo a rimembrali fanno scattare una fisiologica nostalgia.
Proprio uno di questi ha parlato del suo passato con la maglia rossonera, ma ha fatto anche una panoramica complessiva su come il calcio abbia condizionato e cambiato profondamente la sua esistenza.
Dalla povertà alla gloria grazie al calcio
Si tratta di George Weah, ancora oggi tra i più amati dal popolo milanista. A riportare le sue sensazioni in merito al suo percorso calcistico e di vita è stata la nota pagina Facebook Calcio Raffinatezza.
Il racconto dell’ex centravanti del Milan parte con le difficoltà affrontate da ragazzo quando viveva in Africa: “Eravamo in 14 a dormire in una stanza. Mia nonna Emma dormiva nel letto, mentre noi altri tredici eravamo stesi sul pavimento. Il nostro unico cibo era il riso, solo riso, nient’altro. Avevo sempre fame, la fame è qualcosa di terribile. Facevo qualsiasi cosa per guadagnare un po’ di soldi. Non ho mai rubato, ma se avessi dovuto farlo per sopravvivere, lo avrei fatto”.
Cosa fa oggi l’ex gloria del Milan
Successivamente ha ricordato il periodo in cui giocava a pallone sottolineando come questo non fosse il suo unico focus: “Al fischio finale, il calcio non occupava più i miei pensieri. In quei momenti, il mio pensiero andava in Liberia e ai morti della guerra civile: parenti, amici, cugini e i bambini con cui sono cresciuto”.
Proprio per questo ha cercato di capitalizzare al massimo gli ingenti proventi accumulati nel corso della carriera per aiutare concretamente il suo popolo. Ha poi deciso di lottare attivamente per cercare di migliorare la situazione della Liberia ed è stato eletto presidente della Repubblica nel 2018 ricoprendo la carica fino al 2022. Dunque, un campione dentro e fuori dal campo, che non ha dimenticato affatto da dov’è venuto.