Van Basten fa piangere i tifosi: “Infetto da una misteriosa malattia” | Una tragedia gigantesca
Le rivelazioni di Marco Van Basten sulla sua malattia colpiscono al cuore non solo dei tifosi milanisti, ma di tutti gli amanti del calcio.
Lo scorso 31 ottobre è stata l’occasione per ricordare e omaggiare uno degli attaccanti più forti della storia del calcio. Sky ci ha fatto uno speciale strappalacrime per i 60 anni di Marco Van Basten, uno dei pochi top player che è andato al di là dei colori sportivi, un campione senza tempo ammirato da tutti: tifosi milanisti e non.
C’è sempre un filo di amarezza quando si parla del Cigno di Utrecht. Una carriera concentrata in appena 28 anni, gli infortuni non gli hanno dato tregua, strappandolo prematuramente a chi ha una predilezione per il calcio elegante.
Marco van Basten è uno di quei fuoriclasse che va ben oltre i suoi numeri, importanti ma riduttivi: 255 gol in totale con Ajax, Milan nazionale olandese. Tre Palloni d’Oro (tra il 1988 ed il 1992) non bastano a descrivere uno straordinario talento. Centravanti più unico che raro, dotato di tecnica eccezionale direttamente proporzionale alla sua eleganza nell’accarezzare il pallone, nonostante un fisico imponente; coniugava la grazia del trequartista con la concretezza del vero cannoniere. Il gol era il suo mestiere, segnava in qualsiasi modo: di destro e di sinistro, di testa o di rovesciata. Di tacco all’occorrenza.
Per molti il suo iconico gol nella finale di Euro ’88 alla Russia, è tra i più belli di sempre, paragonato al “barrilete cosmico” di Diego Armando Maradona al Mondiale del 1986. I tifosi del Milan (e non solo) non dimenticheranno mai la sua rete in rovesciata al Goteborg. Solo alcuni esempi della sua classe infinita.
La forza di Van Basten. E il suo lato oscuro
La forza di Van Basten è stato sempre quel talento cristallino, offuscato da un lato oscuro, i ripetuti infortuni e i problemi di salute che hanno sempre caratterizzato e contraddistinto tanto la sua vita sportiva quanto quella privata.
“Dieci anni dopo aver smesso di giocare decisi di tornai nel mondo del calcio dalla porta principale, intraprendo la carriera da allenatore. Ma ben presto capii che fare l’allenatore non faceva per me, soffrivo le troppe pressioni del ruolo”. Sofferenza, il minimo comun denominatore della vita, sportiva e non, di Van Basten.
Infortuni e malattia
È stato proprio lui, il Cigno di Utrecht a rivelare una malattia che va ben oltre i ripetuti infortuni. “Avevo continui attacchi di panico e di ansia, tanto per non farmi mancare nulla – rivela Van Basten, sempre in uno stralcio sul Corsera – prima degli incontri con la stampa mi sdraiavo per terra in una stanza vuota, cercando le forze per andare fuori e rispondere alle critiche. Alla fine tutti mi evitavano, come se fossi infetto da una misteriosa malattia”.
Depressione, una maledetta malattia comune a molti giocatori. Misteriosa e letale. Van Basten l’ha curata così. “Nel tempo – chiosa – ho imparato che non bisogna vergognarsi di chiedere aiuto a chi ti sta vicino. E così sono stato io a dire basta”. Non lo vedremo più in panchina, ma resterà sempre un esempio, anche di vita.