La Serie A, la nazionale e diversi titoli europei: tutto grazie a… Pablo Escobar | Carriera infangata per sempre
Incredibile retroscena su una carriera onorevole tra Serie A, nazionale e titoli europei infangata a causa dei suoi rapporti con Pablo Escobar.
Tra geni maledetti e non. Il calcio a 5 è pieno di storie riguardanti giocatori più o meno fortissimi ma che non rendono onore ai rispettivi talenti a causa di vite private più o meno discutibili. Eccessi in tutto, in campo e fuori, in maniera quasi direttamente proporzionali tra qualità e difetti.
Quando si parla di geni maledetti il primo pensiero di un appassionato di calcio datato va in maniera equamente divisa tra George Best e Diego Armando Maradona, ironia della sorte deceduti nello stesso giorno, a un anno di distanza l’uno dall’altro.
Due immensi talenti accomunati da talento e vita sregolata, fatta di giocate uniche nel genere calcistiche ma anche di eccessi, schiacciati dalla loro stessa fama. La domanda sorge spontanea: Maradona e Best sarebbero stati gli stessi se fossero solo geni senza l’aggettivo maledetti?
Non lo sapremo mai. L’unica certezza è che in tanti appartengono a questa categoria di geni maledetti. A prescindere dal talento, a prescindere dall’uso di sostanze proibite come non ricordare, per diversi motivi, Radja Nainggolan o Mario Balotelli. Primi nomi che vengono in mente.
Un caso più unico che raro
La storia del calcio è pieni di geni maledetti, forse ancor più apprezzati proprio per il loro tutto ed esatto contrario. Tra questi, gli appassionati di calcio degli anni ’90 inserirebbero di diritto Tino Asprilla. Un caso più unico che raro.
In campo andava a una velocità diversa dagli altri, se in forma non c’era difensore che poteva tenergli botta, era praticamente imprendibile perché usava destro e sinistro con la stessa efficacia, il tiro era potente e preciso, vedeva la porta come il centravanti più devastante sotto porta. Questa la sua forza, direttamente proporzionale al suo lato oscuro.
Eccesso chiama eccesso
Fuori dal campo, vuoi per una fanciullezza trascorsa nei quartieri poveri di Medellin, vuoi per carattere, Tino Asprilla è stato una testa calda, amava gli eccessi, li cercava, una vita sempre condotta al limite, fra donne, in certi casi pornostar, alcol e perfino armi. Il caso Asprilla esplode quando passa all’ Atletico Nacional, il club finanziato da Pablo Escobar, re del narcotraffico: si capisce subito che i conti non tornano visto che il club di Medelli paga soli 100 milioni di lire la futura stella del Parma. In pieno Narcofutbol, funzionava così: i signori della droga utilizzano i club calcistici per trarne beneficio per i loro interessi personali e per accrescere il proprio prestigio.
Asprilla non fa eccezione. Nel Parma i suoi anni più belli, senza però mai perdere il gusto del vivere borderline: dalla passione per le armi (nel 1995 per poco non finisce in galera alla vigilia della sfida con la Juve) ai festini con donne e pornostar, passando per infortuni misteriosi che non hanno mai convinto. Un altro dei geni maledetti.