Tragedia Juventus, malattia incurabile per il calciatore: “Non si guarisce” | Agonia lunghissima
Problemi extra calcistici per un Thiago Motta alle prese con i tanti infortuni che hanno letteralmente ridotto la rosa all’osso.
Chissà come sarebbe andata a finire questa prima parte di stagione senza la squintalata di infortuni con la quale sta continuando a convivere Thiago Motta con la sua Signora. Chissà se ci sarebbero state critiche di un gioco simile a quello di Max Allegri, almeno per quanto riguarda la fase difensiva. Chissà.
Invece al di là del contesto di un campionato che deve ancora arrivare al suo giro di boa, ogni commento scevro da pregiudizi è sospeso davanti a quella lista impressionante di defezioni con la quale deve convivere il nuovo allenatore dei bianconeri.
Bremer e Cabal, ovviamente, gli esempi più eclatanti, fuori per gran parte della stagione a causa della rottura, per entrambi, del crociato. Giuntoli si sta dannando per trovare due difensori all’altezza. Skriniar e Antonio Silva gli osservati speciale, ma non sarà facile prenderli in prestito da PSG e Benfica. E poi ci sono gli altri.
Thiago Motta attualmente ha nove giocatori di movimento fuori. L’ultimo in ordine cronologico è Savona, out per un problema alla coscia. Douglas Luiz non riesce a superare i suoi problemi muscolari, in po’ come McKennie e Adzic, Nico Gonzalez è ai box da inizio ottobre, Milik non si è mai visto, Vlahovic potrebbe rivedersi con il Lecce, ovviamente non è al top. E poi c’è chi ha altri problemi.
A cuore aperto
“Ho buttato via più di due anni di vita per colpa delle scommesse”. Sarà pure tornato dalla squalifica, ma Niccolò Fagioli ha una ferita che deve ancora rimarginarsi. Il centrocampista bianconero si è confidato nel documentario ‘Fragile’, prodotto da Juventus Creator Lab e in esclusiva su Amazon Prime Video.
Ha pagato con sette mesi di squalifica che non gli hanno impedito di essere convocato per l’Europeo 2024, ma quel periodo è stato interminabile e pieno di criticità. Il peggio sembra alle spalle, ma la sensazione di aver perso anni di vita resta difficile da superare.
Una storia da raccontare
La storia di Nicolò ci ha permesso di sottolineare che la salute e la forza mentale sono importanti quanto l’abilità fisica. “Ho iniziato a scommettere a 16 anni con gli amici, come passatempo, alla Cremonese – ha rivelato, in uno spoiler citato dal Corriere della Sera – poi, rimasi fermo per Covid per circa un mese restando tanto tempo in casa e divenne tutto automatico. Ho provato a rivolgermi a qualcuno, ma da quella malattia non si guarisce”.
Pieno di aneddoti quel documentario, con quella malattia incurabile diventata ossessione. “Mi dicevo che tanto non poteva succede nulla. Ogni tanto vincevo, ma pagavo le sconfitte di prima. Nel momento peggiore stavo anche 12 ore attaccato al telefono. Ero in una bolla, se mi facevano delle domande non mi ricordavo più niente già dopo un’ora”. Non si guarisce dalla ludopatia, bisogna tenerla sempre sotto controllo, ma almeno lui l’ha potuto raccontare. Un insegnamento per tutti.