L’eroe di Italia 90 e il terrore di giocare | Dopo anni lo ha confessato: “Ho avuto paura di scendere in campo”
Il giocatore ha raccontato un episodio particolare della sua carriera in cui gli è quasi mancato il coraggio di andare sul terreno di gioco
Le esperienze che può vivere un calciatore nel corso delle stagioni che passa in campo sono un qualcosa di unico, che chiaramente restano nella mente e nel cuore del singolo giocatore anche quando smette.
Il bello però è poter raccontare queste storie in modo tale da far rivivere ai tifosi quel momento e magari fargli comprendere meglio le sfaccettature di quanto si è verificato prima, durante e dopo una partita.
Di fatto gli ex calciatori sono delle enciclopedie sotto questo punto di vista e fin quando non sono loro a dire cos’è successo esattamente non è possibile reperire certe informazioni in rete come ormai si fa di solito.
Quello che stiamo per andare a svelare è un aneddoto particolarissimo, che la dice lunga su quelle che sono le sensazioni del momento. D’altronde per quanto siano dei professionisti, i calciatori sono pur sempre delle persone. In campo in qualche modo devono mettere da parte ciò che provano.
Chi è il protagonista di questa curiosa vicenda
Un po’ come capitato a Giancarlo Marocchi, ex calciatore di Juventus e Bologna e oggi volto noto di una famosa emittente televisiva. Ai tempi della Juventus infatti ha vissuto una serata a dir poco particolare che ha dichiarato esplicitamente di non poter mai dimenticare.
Si tratta della sfida di ritorno dei quarti di finale di Coppa Uefa del 1988/1989 contro il Napoli. Lui chiaramente era dall’altra parte, ovvero quella juventina, che si sa nel capoluogo partenopeo non propriamente ben vista. Le sue parole su quella partita sono state riportate dalla pagina Facebook ilcalcionapoli.it.
Cosa ha affermato Marocchi sull’atmosfera del San Paolo
Marocchi ha iniziato con il sottolineare l’atmosfera dell’allora San Paolo (oggi Maradona) per poi scendere nei dettagli e descrivere a fondo ciò da cui è rimasto più impressionato: “C’era un tifo impressionante in quello stadio, già diverse ore prima che la gara iniziasse lo stadio già era pieno e le curve cantavano incessantemente. Mai vista una cosa simile. Io e miei compagni abbiamo quasi avuto paura di scendere in campo. Temevamo che quell’atmosfera caldissima poteva deconcentrarci e intimorirci. Poi dovemmo farci coraggio, ma fu un inferno”.
Poi ha concluso con una chiosa che sintetizza ancor di più il suo pensiero: “Quando il Napoli segnò il gol qualificazione, fu qualcosa di inverosimile, 100.000 persone che sembrava stessero per cadere in campo, un boato che non ho mai più sentito nella mia vita, ogni tanto di notte lo sogno ancora. Loro non vinsero perché erano più forti di noi, ma perché avere il San Paolo che ti accompagna è ingiusto. È come giocare in netta superiorità numerica, spingevano la palla in porta con il fiato”.