La Nazionale argentina e la corte di Ferguson, poi il ritiro a soli 29 anni | Aveva paura che finisse il mondo
Si tratta di una storia incredibile che ha condizionato la carriera di un calciatore che sembrava destinata a grandi successi
Le parabole dei calciatori alle volte assumono delle direzioni impronosticabili. Alcuni che sembrano non arrivare mai alla fine riescono a fare il salto di qualità e altri che avevano le stigmate dei predestinati hanno poi dovuto fare i conti con qualche intoppo abbastanza significativo.
Spesso e volentieri sono anche le decisioni che prendono i singoli giocatori ad avere degli effetti sui loro percorsi calcistici. Alcuni treni infatti potrebbero non ripassare più rischiando così di dilapidare delle occasioni irripetibili.
Nella vicenda che stiamo per andare a raccontare è stato esattamente così. Un qualcosa di paradossale, che dopo tanti anni lo stesso protagonista si è ritrovato a dover ammettere vista l’evidenza dei fatti.
Ma di chi si tratta esattamente? E in che modo è legato alla leggenda degli allenatori Sir Alex Ferguson? Andiamo a scoprire insieme nella seconda parte in base a quanto riportato dalla pagina Instagram nerd_del_calcio.
Chi è il protagonista della curiosa vicenda
Probabilmente in pochi ne hanno memoria, ma ai calciofili più accaniti basterà sentire il suo nome per sbloccare questo ricordo. Stiamo parlando di Carlos Roa, portiere argentino che ha giocato tra fine anni ’80 e inizio 2000.
Arrivato in Europa dal Lanus giocò nel Maiorca dei miracoli di fine anni ’90. La consacrazione arrivò al Mondiale del 1998 dove non subì nemmeno un gol nella fase a gironi. Le sue prestazioni non passarono quindi inosservate e Ferguson di fatto lo scelse come erede di Peter Schmeichel, mostro sacro della storia dei Red Devils.
Perché ha rifiutato la corte del Manchester United
Lui però decise di declinare la proposta, ma non per motivi tecnici o economici, bensì per ragioni religiose. In quella fase della sua vita si avvicinò molto alla fede e maturò la convinzione che in quella fase si era diffusa tra diversi credenti che il mondo sarebbe finito nel 2000.
Fortunatamente non andò così, ma per Roa ormai era troppo tardi. Tornò in Europa nel 2002 sempre al Maiorca, ma si accorse di non avere più quella condizione fisica e psicologica che gli aveva permesso di entrare nelle grazie dello United. Guardandosi indietro ha ammesso che a livello sportivo non fu una scelta azzeccata, ma che da un punto di vista spirituale lo sia stato. Insomma, nonostante tutto è riuscito comunque a trovare un lato positivo.