La positività, il rilancio alla Juve e la ricaduta: una carriera condizionata dal doping | Adesso fa l’allenatore
L’incredibile storia di uno dei tanti geni maledetti del calcio. Una carriera da tutto e il suo esatto contrario. Adesso fa l’allenatore.
Best, Maradona e i loro simili. La trasposizione dei geni maledetti che trae le sue origini dalla letteratura e quella iconica espressione di poeta maledetto, che identifica un talento che rigetta i valori della società, conducendo uno stile di vita alla fine autodistruttivo.
La nozione romantica di maledizione del poeta appare all’alba del 1832 nell’opera di Alfred de Vigny Stello è un copia e incolla da portare nel mondo del calcio, con George Best e Diego Armando Maradona esempi eclatanti. Non certo gli unici.
Loro i più conosciuti in quanto giocatori più unici che rari, non i soli. Aprendo l’angolo della memoria con non pensare a Gazza Gascoigne, con le dovute differenze ad Antonio Cassano o Mario Balotelli. Il calcio è pieno di geni maledetti.
Una categoria nella quale inserire Eric Cantona, che non avrà fatto uso di sostanze stupefacenti, ma ai tempi dello United colpì con un calcio rotante uno spettatore seduto in prima fila a Old Trafford. Da Chinaglia ad Adriano, passando per Romario. Si potrebbe continuare ad infinitum.
Una carriera da tutto e il suo esatto contrario
Tra questi geni maledetti, a pensarci bene, come non menzionare Adrian Mutu. Una carriera corsa sui binari di vertiginose montagne russe. Classe sopraffina alternate a vorticose cadute, come ad esempio la squalifica rimediata per uso di cocaina.
Rapido, creativo e fantasioso: Mutu era un genio. Magari non per l’Inter dove non riesce a sfondare. Ma chiedete ai tifosi di Hellas Verona e Parma chi era Mutu: in terra ducale ancora si ricordano quel clamoroso quinto posto. Per non parlare del Chelsea, dove al genio però di abbina quell’aggettivo iconico: maledetto. Segna quattro gol nelle prime tre partite. Dopo aver raggiunto la finale di Champions con i Blues viene trovato positivo alla cocaina e immediatamente licenziato, oltre ad essere squalificato per sette mesi e a ricevere una multa da 20mila euro.
Il ritorno in Italia
Torna in Italia giusto in tempo per vincere uno scudetto con la Juve (poi revocato causa Calciopoli), senza però incidere, tra squalifica e poco utilizzo. Eppure Mutu è quello che illumina Firenze e la Fiorentina con il suo smisurato talento. Con Prandelli allenatore e Toni super finalizzatore, Mutu dà spettacolo per quattro anni e si rialza, fino ad arrivare a diventare il miglior giocatore del campionato nell’annata della celebre esultanza dell’inchino sotto la Fiesole. Ma il doping è maledetto per quel genio.
Positivo ai metaboliti della sibutramina, Mutu rimedia un’altra squalifica, stavolta di nove mesi: da idolo diventa nemico pubblico della Fiesole finisce fuori rosa, prima di essere ceduto al Cesena. Ajaccio e chiusura di carriera in Romania. Cosa fa adesso Adrian? Incredibile, ma a pensarci bene mica tanto: si è laureato, è stato prima presidente della Dinamo Bucarest, poi selezionatore della Romania U21. Tutto e il suo esatto contrario. Appunto.