“Sono tornato a fare il muratore”: triste fine per il bomber di Serie A | Non ha più un euro
Ritorno al passato per un bomber di Serie A. Finita la carriera, finiti i soldi: è dovuto tornare a fare il suo mestiere, il muratore.
Dedicato a tutti quelli che identificano la carriera di un giocatore con una vita da nababbo. Sì, forse. Ma per quanto tempo? È stato calcolato che la vita media di un calciatore dura quindici anni, al termine dei quali, appesi gli scarpini al chiodo, può accadere di tutto.
Prendete Emil Hallfredsson, 15 anni (appunto) di carriera in Italia, con sette squadre diverse, ora ha aperto un’attività agroalimentare e una pizzeria, come raccontato in una recente intervista a Gianluca Di Marzio di Sky.
Di esempi se non possono fare un’infinità. I tifosi del Parma che già sapevano di Tino Asprilla imprenditore e della sua fabbrica di preservativi, ora sanno anche che Brolin, sì uno dei protagonisti degli storici successi ducali in Coppa Italia, Coppa Uefa, Coppa delle Coppe e pure in Supercoppa europea, ora vende di aspirapolveri, dopo essere stato un noto giocatore di poker.
Oba Martins ha aperto un night club a Lagos. Jesper Blomqvist, ex Milan e Parma ha vinto l’edizione svedese di Masterchef Vip, da campione d’Europa a numero uno dei fornelli, in fondo, il passo è breve. Si potrebbe continuare così per ore e ore.
Ritorno al futuro
C’è chi invece una volta chiuso col calcio ha deciso di vivere una sorta di ritorno al futuro, tornando a fare un mestiere tanto umile quanto di rispetto che faceva prima ancora di diventare uno spietato attaccante di Serie A, e non solo.
“Prima era un muratore, ora è il nostro goleador”. I tifosi della Fiesole si ricordano bene questo coro quando c’era in campo Christian Riganò, il giocatore simbolo della rinascita viola dopo il fallimento del 2002, colui che (a suon di gol) ha riportato la Fiorentina in Serie A partendo dalla C2. Iconico lo striscione: dio perdona, Riga-no.
Un bomber fiero e orgoglioso
“Due cose so fare nella vita: i gol e il muratore. Così, dopo aver smesso di giocare, sono tornato a fare il mio mestiere, mi piace e ne vado orgoglioso”. Così Christian Riganò in una recente intervista rilasciata al Corriere della Sera.
“Con il calcio ho guadagnato bene e ne sono felice – continua – In tutta la mia carriera però ho incassato quanto molti giocatori di media fascia oggi guadagnano in tre mesi. Ecco perché poi bisogna tornare a lavorare”. A dirla tuta Riganò sarebbe piaciuto allenare, ma non c’è stata nessuna chiamata, da qui il ritorno a una delle due cose che sa fare (e bene) nella vita.