Idolo dei tifosi in Serie A, ora il lavoro lo sta distruggendo: “Vado via senza nemmeno pranzare” | Situazione terribile dopo il ritiro
Un altro spaccato di calcio che rivela la delicata situazione dei giocatori. Un idolo dei tifosi di Serie A svela tutto, confidando il suo segreto.
Depressione, una parola chiave che coinvolge anche i giocatori di calcio. Può sembrare strano ma anche nel mondo del calcio non è tutto rosa e fiori. Tutt’altro. Esempi per molti bambini sì, super eroi per niente affatto.
Hanno gli stessi problemi di qualsiasi lavoratore, soggetto ad ansia, depressione, disagi che coinvolgono e stravolgono la loro vita. Il calcio è pieno di giocatori che hanno dovuto a che fare con la depressione. Un brutto male anche per loro.
È stato lo stesso Buffon a rivelare la sua depressione. Fu il dottor Agricola a diagnosticargliela, tutto confermato dalla psicoterapeuta. “Rifiutai i farmaci. Ne avrei avuto bisogno, ma temevo di diventarne dipendente”.
Buffon ne è uscito non focalizzandosi solo sul calcio, ma coltivando i suoi interessi. Un po’ come Iniesta e Ilicic, il caso più grave quello di Osvaldo, l’ultimo uscito in ordine cronologico. Secondo un report della FifPro il 16% dei giocatori ha ammesso di avere sintomi riconducibili a uno stato d’ansia generalizzata.
Un’altra storia
“Sei mesi dopo aver smesso di giocare, torno a casa e poi, il buio. Piangevo senza sapere perché, volevo solo dormire. Se andavo fuori, sentivo una fitta al petto. Facevo due gradini e dovevo tornare dentro. Le pillole, poi, finivano solo per stordirmi”.
Queste le parole drammatiche di Ernesto Chevanton, un idolo a Lecce per cui ha vestito la maglia giallorossa in più cicli. Una meteora all’Atalanta prima di diventare assistente tecnico della nazionale maltese. In una recente intervista alla Gazzetta dello Sport, l’ex attaccante della nazionale uruguagia, ha raccontato la sua agghiacciante malattia.
Il pensiero di farla finita
“Nessuno può capire la depressione se non l’ha conosciuta”. Una brutta malattia che ha portato Ernesto Chevanton perfino a pensare di farla finita. È stato lui stesso ad ammetterlo: “Avevo bisogno di affetto e chi mi stava vicino non me l’ha dato – continua – finché una sera sono stato a un passo dal farla finita, per fortuna non è successo”.
Per fortuna, tutto è bene quello che finisce bene. La testimonianza di Chevanton è quella di chi ne è finalmente uscito: “Bisogna farsi aiutare da specialisti, psicologi, psichiatri – conclude – la depressione tra gli ex calciatori è molto più comune di quanto si pensi”. Un messaggio chiaro da recapitare in tutto coloro che idolatrano i giocatori. Sono persone umane come tutti gli altri. E adesso con il suo nuovo lavoro qualcosa è cambiato. “Vado nella mia tenuta la mattina presto e faccio lavoretti da subito: ora sto costruendo una voliera di 11 metri. Poi do da mangiare agli animali, curo l’orto. A volte, vado via la sera senza neanche pranzare”.