Lo chiamavano il nuovo Riquelme: dal campo di calcio al carcere, condannato per omicidio | Ma in Nazionale lo acclamano ancora

Il calcio regala storie incredibili, ecco quella di chi doveva essere il nuovo Riquelme: dal campo di calcio al carcere per omicidio.
Un carattere introverso, a tal punto da essere soprannominato El Mudo, perché in Argentina tutti i giocatori di calcio (e non) devono avere un nickname. Il suo, però, è inversamente proporzionale al campo, dove ha fatto parlare tantissimo di sé.
Per molti Juan Roman Riquelme è stato l’ultimo Diez. Uno di quei talenti clamorosi a cui non serviva alzare tanti trofei per lasciare un’impronta così indelebile da essere esempio e termine di paragone per intere generazioni.
Eppure, la sua carriera è stata un viaggio fatto di successi straordinari e momenti di incomprensione, tra il genio e la solitudine che spesso accompagna i grandi artisti del fùtbol. Il Boca ha segnato la sua carriera: 5 titoli argentini tre Copa Libertadores (2000, 2001, 2007) e una Coppa Intercontinentale nel 2000, battendo il Real Madrid.
In Europa ha vestito le maglie di Barcelona e Villarreal. Esperienze da tutto e il suo esatto contrario. Uno dei tanti in azulgrana, col Sottomarino Giallo il deus ex machina della favola levantina, arrivata fino alle semi di Champions League. Eppure lì Riquelme sbagliò il rigore che costò la finale, ma mai nessuno gliene fece una colpa. Succede solo alle leggende.
Fonte d’ispirazione
Solo i fuoriclasse riescono a far parlare di sé anche quando smettono di giocare. Nel caso del Mudo Riquelme è quel termine di paragone a impalmarlo. Quando nasce un talento, un Diez, viene subito etichettato come il nuovo Riquelme.
Così è stato per Luciano Cabral, argentino naturalizzato cileno, paragonato sin dagli albori della sua carriera proprio al Mudo Riquelme: l’ex Argentinos Juniors era un creativo, prometteva bene e divertente da vedere. Peccato che la sua carriera si è arrestata per un lustro.

Inferno e paradiso
Ad appena 21 anni Cabral fu coinvolto insieme al padre e al cugino nell’omicidio del vicino di casa, Joan Villegas è morto per mano della famiglia di Luciano, che si consegnò alle autorità pur negando di essere lui l’assassino. Suo padre, José Cabral, si assunse la responsabilità dell’omicidio e fu condannato a oltre 15 anni di carcere. Cabral e il cugino furono etichettati come complici.
Cinque anni di prigione, poi il richiamo di quello sport parte integrante della vita di Cabral. Luciano torna a giocare a calcio e grazie al nonno cileno entra a far parte della Roja sudamericana, una nazionale a caccia del pass Mondiale, per Luciano Cabral una seconda chance.