Top in A, tra coca e donne si è mangiato miliardi: “Malato di sesso, mi ha rovinato” I Per sopravvivere ora fa il muratore

Tanti talenti nel calcio, altrettanti geni maledetti. C’è chi si è rovinato tra coca e donne, perdendo miliardi, e ora fa il muratore.
Il talento non basta nel calcio. Ci vuole cervello. Tanto cervello per sopravvivere a una carriera da giocatore che ti offre opportunità illimitate, soldi più o meno a palate, alla lunga gioia effimera. Per due ordini di motivazioni.
La prima deriva dalla carriera, una carriera a tempo determinato, in quadrata in un lasso di tempo stimato in circa quindici anni, al termine della quale ci si ritrova con un pugno di mosche in mano. E qui entra in scena la seconda motivazione.
C’è chi durante questi quindici anni viene travolto da una vita tutti agio e divertimento, non curante che come si spegneranno le luci dei riflettori, bisognerà fare i conti con la realtà. A volte una dura realtà. Tante le storie di geni maledetti.
Emblematica quella di George Best, basata sull’iconico “Ho speso un sacco di soldi per alcol, donne e macchine veloci… Tutti gli altri li ho sperperati”. Fosse solo lui, saremmo apposto. Invece Best è stato un esempio di come non ci si deve comportare.
Nell’inferno della coca
Da Diego Armando Maradona ad Antonio Cassano, il talento ribelle dotato di un talento cristallino, capace di colpi da fuoriclasse assoluto, direttamente proporzionale ai tanti rapporti burrascosi con allenatori e società. E che dire di Adriano, l’Imperatore caduto. Nomi importanti come Balotelli, ma anche come Hachim Mastour, il talento svanito nel nulla: a 14 anni veniva considerato il futuro del calcio mondiale, il Milan gli fece firmare perfino un signor contratto da pro, senza trarne giovamento.
Anche Fabio Macellari aveva tutto ad appena 26 anni. Uno dei migliori terzini in circolazione, a tal punto che l’Inter lo prese senza indugi dal Cagliari. A Milano l’esterno di Sesto San Giovanni si perde nella coca. “La vita normale è dura”.

La sbandata
È stato proprio Macellari a confidarsi, in una recente intervista concessa a fanpage. “Ho iniziato a fumare a 26 anni. Quando hai donne in qualsiasi momento, in qualsiasi modo comincia a non bastarti più nulla”. La famosa gioia effimera del tutto e subito: “Arrivi al campo e ti buttano il fogliettino col numero di telefono, la conosci anche al al semaforo: ‘ci sentiamo? ti do il numero telefono?’, ‘va bene’.
Così è cominciata la discesa negli inferi, fortuna che Macellari aveva messo dei soldi da parte, ma soprattutto si è reso conto di aver toccato il fondo. E si è ripreso, vivendo una vita reale: ha iniziato a fare il panetterie, ora lavora come muratore ad Amatrice in un’impresa edile. Non guadagnerà come prima. Ma in primis ha potuto raccontare la sua vita, e poi c’è l’affetto di moglie e figlio che vale più di qualsiasi miliardo buttato qua e là.